lunedì 6 aprile 2009

HIROSHIGE






Per la prima volta in Italia 200 opere di uno dei più grandi artisti giapponesi di ogni tempo.
Dal 17 marzo in mostra nella capitale al Museo Fondazione Roma (già Museo del Corso).


La Fondazione Roma, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele organizza a Roma, presso il proprio spazio espositivo, il Museo Fondazione Roma (già Museo del Corso) – dal 17 marzo al 7 giugno 2009 – la mostra Hiroshige. Il maestro della natura.

La mostra, per la prima volta in Italia, presenta 200 opere di Utagawa Hiroshige (1797-1858), uno dei più grandi artisti giapponesi di ogni tempo, che ebbe una notevole influenza sulla pittura europea e soprattutto sull’impressionismo e post-impressionismo. Imitato da numerosi artisti del XIX secolo, il caso più celebre resta quello di Vincent Van Gogh che si ispirò profondamente alla sua tecnica e alle sue tematiche e riprodusse in modo fedele alcune delle sue opere in quadri famosissimi.

Promossa dalla Fondazione Roma in collaborazione con The Honolulu Academy of Arts e prodotta in collaborazione con Arthemisia, la mostra è a cura di Gian Carlo Calza, con il coordinamento scientifico di The International Hokusai Research Centre. E rappresenta un’occasione unica per conoscere un artista che, per la straordinaria capacità di contemplare ed esprimere la natura nel suo lato più armonico, anche nel bel mezzo di tempeste di neve o gorghi di mare, ancora oggi veicola il messaggio di una intensa capacità di ascolto religioso che accomuna i sentimenti dell’uomo al respiro del cosmo, avvicinando l’infinitamente piccolo allo sconfinatamente grande.

“Dopo l’esposizione ‘Capolavori dalla Città Proibita. Qianlong e la sua corte’ del 2008 – dichiara il Presidente Emanuele - la Fondazione Roma rivolge ancora una volta il suo sguardo e la sua attenzione al mondo orientale con una mostra dedicata ad un pittore considerato uno dei massimi esponenti dell’arte ukiyoe (immagini del mondo fluttuante) che tra gli inizi del Seicento e la fine dell’Ottocento espresse i gusti e lo stile della società giapponese proto-moderna delle grandi città, delle classi mercantili e imprenditoriali e della borghesia in genere. Una società della quale Hiroshige è indiscusso maestro del paesaggio, e, secondo alcuni, addirittura superiore a Hokusai per il suo particolare approccio religioso alla natura rispecchiante un sottile afflato shintoista”. “La mostra – continua Emanuele – è un ulteriore tassello del progetto interculturale che la Fondazione Roma porta avanti attraverso l’iniziativa propria del suo Museo, che nel 2009 celebra i primi dieci anni di attività. Dieci anni durante i quali la Fondazione ha promosso esposizioni ed eventi collaterali innovativi, che hanno contribuito sensibilmente ad arricchire l’offerta culturale della città di Roma”.

Provenienti dall’Honolulu Academy of Arts, le opere in mostra saranno poi esposte dal 1 luglio al 10 settembre 2009 alla Dulwich Picture Gallery di Londra. La rassegna romana è stata realizzata con il contributo di Takeda Italia Farmaceutici.

LA MOSTRA
La produzione di Hiroshige è essenzialmente di stampe policrome, il principale veicolo di diffusione dell’arte del Mondo Fluttuante con fogli singoli e libri di illustrazioni di cui si stima ne abbia prodotte oltre 4000, oltre alle immagini per 120 libri. Si tratta di un’arte per fruizione diretta, privata, non per esposizione monumentale: nella quiete della visione domestica, infatti, la sua qualità e creatività potevano arrivare a trasmettere il senso della grandiosità delle gole e fiumi fra vertiginose montagne, di gorghi e correnti negli stretti del mare, intere penisole estese sotto la luna. Come nei tre celebri trittici, presenti in mostra, realizzati alla vigilia della scomparsa di Hiroshige a Edo nel 1858 durante un’epidemia di colera.

Divisa in cinque sezioni, la mostra della Fondazione Roma Museo, “Hiroshige. Il maestro della natura” presenta opere provenienti dall’Honolulu Academy of Arts che possiede forse la più grande raccolta di stampe di Hiroshige in Occidente con oltre 3.000 fogli derivanti per la massima parte dal lascito di James Michener, il celebre romanziere di Sayonara e Hawaii oltre a foto della fondazione JCII di Tokyo il più importante museo giapponese di strumenti fotografici e uno dei più grandi di fotografia.
La prima sezione, ”Il mondo della natura” raggruppa stampe che sono dei capolavori di rappresentazione di elementi della natura: uno stormo di oche selvatiche che in volo attraversano uno scorcio di luna piena o un piccolo branco di salmonidi, ayu, che risale la corrente striata di bianco e d’azzurro o l’improvviso scroscio di una cascata che aggetta da una roccia su un abisso con un rosso acero d’autunno. La seconda, “Cartoline dalle province” è dedicata a opere in cui Hiroshige interpreta località del Sol Levante divenute famose per una caratteristica naturale (una cascata suggestiva, rocce di forma singolare, un albero contorto sulla scogliera), per una veduta spettacolare (gorghi profondi in uno stretto di mare, un lieve ponte sospeso su un precipizio) o per i loro valori mitologici, letterari o come frequentati punti d’incontro. La terza “La via per Kyoto” è dedicata alle due grandi vie che collegavano la capitale imperiale di Kyoto a quella amministrativa di (Tokyo) Edo, rispettivamente lungo la costa (Tōkaidō) e nell’interno (Kisokaidō). In questa sezione è contenuta l’opera Cinquantatré stazioni di posta del Tōkaidō, universalmente considerato il capolavoro di Hiroshige realizzato tra il 1833 e il 1834, poco dopo il viaggio fattovi dal grande maestro. Nella quarta “Nel cuore di Tokyo” è rappresentato il vedutismo di Edo, la “capitale orientale”, l’attuale Tokyo dove risiedeva lo shōgun, il capo militare e politico del Giappone. Un centinaio e più di luoghi che gli abitanti e i visitatori frequentavano costantemente come “la città senza notte” di Yoshiwara coi suoi eleganti postriboli, Saruwachō la via dei teatri, Nihonbashi punto di riferimento per ogni viaggio e di misura di ogni distanza del paese.
Una sezione a parte “Il vedutismo di Hiroshige nella prima fotografia giapponese”, a cura di Rossella Menegazzo, testimonia con foto e cartoline di paesaggio e di luoghi celebri, a qualche decennio di distanza, l’influsso che il maestro ebbe sul nuovo mezzo visivo, e sull’immaginario dei primi fotografi: il taglio visivo delle inquadrature, la scelta dei luoghi già da lui resi famosi nelle stampe, il suo “modo di vedere” la realtà della natura perdurarono anche nelle nuove immagini. Tanto da far percepire una continuità quasi naturale dalla tradizione pittorica dell’ukiyoe alla modernità del mezzo fotografico.
Infine, per un confronto ravvicinato Hiroshige - Van Gogh, in mostra sono presenti anche tre riproduzioni di capolavori di Vincent van Gogh (Ponte sotto la pioggia: dopo Hiroshige, Il giardino dei susini a Kameido: dopo Hiroshige e Piccolo pero in fiore, conservate al Van Gogh Museum di Amsterdam e impossibili da trasportare a causa delle delicate condizioni conservative) ispirati direttamente ai quadri di Hiroshige (i primi due presenti in rassegna). Per volontà del Presidente Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, le opere sono state riprodotte al vero e in altissima risoluzione dalla Rai, secondo una speciale tecnica di elaborazione digitale che rende visibili i colori e i particolari dell'originale nei minimi dettagli. Riproduzioni che fanno parte del progetto “Le mostre impossibili”, ideato da Renato Parascandolo, e che consentono così di vedere eccezionalmente a confronto i capolavori dei due maestri.

VITA E OPERE
Nato a Edo (Tokyo) nella famiglia di un samurai funzionario dei vigili del fuoco nel 1797 a tredici anni, dopo la scomparsa di entrambi i genitori, ne ereditò la carica. Questo fatto, e la rendita che ne derivava, lo resero relativamente indipendente dalle fortune della sua passione di artista, ma anche ne ritardarono la crescita. Divenuto allievo di Utagawa Toyohiro (1763?-1828) ne assorbì l’interesse per il paesaggio, ma la sua fioritura lo portò a uno stile totalmente diverso e al successo solo dopo la morte del maestro.
La produzione artistica di Hiroshige annovera diversi generi, tra cui stampe di attori, guerrieri e cortigiane ma soprattutto immagini della natura: stampe di fiori, uccelli e pesci e, dagli anni trenta, il paesaggio, in cui introdusse un nuovo stile che lo portò alla fama immediata e a misurarsi con Hokusai. Con le Cinquantatré stazioni di posta del Tōkaidō ebbe un successo strepitoso e stimolò la produzione di moltissime altre serie paesistiche. Nel 1837 iniziò a collaborare alla realizzazione delle Sessantanove [vedute] del Kisokaidō, già iniziata da Eisen e a cui finì per subentrare del tutto creando 47 delle 71 tavole. Così negli anni trenta divenne il paesaggista più in voga e lavorò a molte altre serie, dalle Vedute celebri di Kyoto del 1834 alle Cento vedute celebri di Edo, dal 1856 al 1858. Agli anni tra il 1856 e il 1858 risalgono anche i tre trittici sul tema tradizionale dei tre bianchi, di neve, luna, fiori: Monti e fiumi lungo il Kisokaidō, Veduta notturna degli otto luoghi celebri di Kanazawa e Paesaggio dei gorghi di Awa.


CATALOGO SKIRA

VERNICE STAMPA > Lunedì 16 marzo ore 12
INAUGURAZIONE > Lunedì 16 marzo ore 18
Museo Fondazione Roma > Via del Corso 320 - Roma


UFFICI STAMPA

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FONDAZIONE ROMA
La Fondazione Roma è un ente privato che opera a sostegno del progresso economico e sociale della collettività. Essa è un soggetto attivo, per continuità dell’istituzione da cui proviene, nella storia delle opere generate dallo slancio verso le persone più bisognose e verso le necessità del territorio. Senza soluzione di continuità storica, si inserisce tra il Monte di Pietà di Roma, istituito nel 1539 al fine di sconfiggere l’usura, e la Cassa di Risparmio di Roma, che non a caso lo incorporò nel 1937. L’identità di oggi è quella di una moderna operating foundation che agisce, secondo principi di solidarietà e sussidiarietà, a sostegno di cinque settori di grande rilevanza sociale: Sanità – Arte e cultura – Istruzione – Ricerca scientifica e Assistenza alle categorie sociali deboli. La Fondazione Roma recepisce ed applica il modello delle “Fondazioni Aperte”, che persegue come strategia operativa e con appassionato entusiasmo, anche attraverso preziose sinergie con gli stakeholder del territorio di riferimento, dando risposte in modo efficiente, flessibile, dinamico e trasparente alle esigenze della collettività.

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