lunedì 12 luglio 2010

RITAGLI DI LUCE

RITAGLI DI LUCE
Mostra personale di
ALDO CASTELLANI











Mostra organizzata dal Comune di Castellina Marittima Pisa con la collaborazione della C.AE.S.AR. onlus
Cura della mostra
Roberto Russo
Direzione della mostra
Raffaela Maria Sateriale
Coordinamento organizzativo
CAESAR EVENTI per
Spazio Espositivo Ecomuseo dell’Alabastro
Progetto allestitivo
Raffaela M.Sateriale
Allestimento
CAESAR EVENTI
Grafica
CAESAR EVENTI
Comunicazione e Promozione
CAESAR EVENTI
Servizi di accoglienza, biglietteria e guardiania
C.AE.S.A.R. onlus
Titolo
Ritagli di Luce
Artista
Aldo Castellani
Sede
Spazio Espositivo Ecomuseo dell’Alabastro
Castellina Marittima Pisa
Mostra aperta
Dal 24 Luglio al 5 di Settembre 2010-07-09
Orario
Venerdì, sabato e domenica ore 16.30-20.00
Ingresso libero
Info
C.AE.S.A.R. onlus
Via Delle Medaglie d’Oro, 1/A 57127 Livorno
Tel. 0586 1867300
Sito: www.caesaronlus.com
e-mail. arte@caesaronlus.it


Intervista liberamente - ma non troppo... - tratta dalle parole di Aldo Castellani medesimo
Di Roberto Russo

Aldo Castellani, classe 1938, è la bearded wisdom di Castellina Marittima. Uomo discreto, silenzioso, che dispensa pause di saggezza e che con la sua presenza incute rispetto e cautela al primo approccio. Lo incontro nella sua grande taverna-laboratorio: i colori sparsi su un ampio tavolo di legno, pubblicazioni d'arte e di disegno, quadri dappertutto, un ritratto di Norberto Bobbio, alla parete una vecchia placca di metallo dei primi del Novecento con una raffigurazione simbolica delle Pleiadi, le sette figlie di Atlante tramutate in costellazione.
Quando e dove sei nato ?
Il 29 dicembre del 1938 a Castellina Marittima.
A quando risale il tuo primo contatto con l'arte ?
Ho sempre disegnato fin da bambino: le maestre si portavano a casa i miei disegni. Alla maggiore età cominciai a dipingere a olio su tela e cavalletto. Oggetto della mia ricerca erano nature morte, ritratti di compaesani, molta osservazione dell'ambiente e continue letture dell'epopea impressionista, nonché di Van Gogh. Ammetto di non avere mai avuto un grande slancio per i Macchiaioli, anche se li apprezzavo. Mi appassionavano più le diverse tonalità dell'espressione coloristica, la nitidezza pittorica e soprattutto il distacco da una pittura scura ed elaborata.
Riguardando la tua produzione artistica quali modelli pensi di aver meglio seguito ?
Difficile a dirsi a posteriori. Non credo di aver avuto tanti modelli. Al tempo delle estemporanee che si facevano a Castellina Marittima negli anni '60, mi piacque Mario Madiai, ma memorabile fu la scazzottata che seguì l'assegnazione del premio da parte del presidente della giuria Dino Carlesi. Di quella giuria faceva parte anche il rimpianto Sirio Bandini. A 22 anni mi trasferii a Torino per lavorare in fabbrica, dove sarei approdato all'attività sindacale, a cui mi dedicai a tempo pieno dai primi anni Settanta fino alla pensione. Per quanto riguarda la pittura mi volsi alle espressioni pittoriche frutto di sensazione ed emozione, che avevano come obiettivo quello di rompere con la forma e con la tradizione finallora adottata: Afro Basaldella, Emilio Vedova, per non parlare dell'impronta materica di Alberto Burri e Mimmo Rotella. Ero, peraltro, assiduo frequentatore delle mostre alla GAM di Torino e fin dagli anni '60 sentivo l'informale come una cifra stilistica congeniale: Franz Kline e Willem De Kooning erano i miei idoli. Avrei recuperato di lì a poco la figurazione, ma il mio “stile pendolare” non si confaceva al ritratto oggettivo della realtà emozionale che volevo imprimere. Comunque la figura svaniva progressivamente per dare spazio alle forme, ai colori, all'impatto della luce sulle superfici e sull'etere. Identificavo la causa emozionale con le realtà ritratte.
Il silenzio: uno spazio creativo irripetibile. Che ne pensi ?
Sono d'accordo. Anche nei paesaggi più recenti ho finito per 'smaterializzare' ogni presenza umana ed animale. Al di là delle figure c'è sempre uno spazio di silenzio e di contemplazione. Rompere il figurativo e cancellare le forme è un mio pensiero costante.
Allora secondo te quale è la vera arte, dato che parli spesso di rottura e di cancellazione ?
Non escludo dalle mie corde la possibilità di esprimermi su più mezzi e con diverse tecniche. Penso spesso di fare anche installazioni. Mi sembra che la vera rottura e cancellazione dell'arte sia nel mercato. Non è che io se faccio una provocazione nell'arte, questa debba avere un valore gerarchico rispetto a chi non la fa. Il mercato è troppo oppressivo e condizionante. E mi ricorda l'episodio di Daniel Richter, che nel 2007 si improvvisò come anonimo ritrattista per pochi euro davanti al Louvre, mentre le sue opere vengono battute all'asta per centinaia di migliaia di euro... E aggiungo (ndA, con tono beffardo) “anche i critici sono per lo più prezzolati. Talora case d'asta approssimative e televendite ci propinano veri e propri bluff.”
Lavoro e Arte: due parole presenti nella tua vita
Quando facevo il sindacalista cercavo di fare solo del mio meglio. Non ho mai amato chi pensava che fosse necessario praticare la coerenza tra pensiero, ideologia ed arte. E' difficile esprimere compiutamente le sensazioni e i pensieri degli anni '70, quelli del terrorismo brigatista, che subivamo in fabbrica come una pesantissima cappa. All'epoca dell'omicidio Casalegno (1977) ci fu uno sciopero poco partecipato e si sospettò contiguità tra il sindacato e i terroristi. Mi ricordo di aver fatto un'assemblea a cui partecipò uno dei brigatisti, che si scoprì aver partecipato all'assassinio. Scoprì poi che il mio approccio ai problemi dei miei compagni di fabbrica mi procurò l'essere individuato come obiettivo dai terroristi, che mi avevano addirittura dato un nome in codice.
Parlami del tuo rapporto con la memoria.
Ho una memoria buona per gli anni giovanili, ma non per i fatti recenti. E' un cruccio e un bene allo stesso momento...
Colore, luce e forma nelle tue opere.
Mi ritengo uno dei pittori sulla scia di tanti altri, che hanno fatto la storia per la luce. Il colore mi serve per dare sfumatura alla luce. Anche il bianco e nero non sarebbero 'colori' validi senza i mezzi toni, pari alla mia emozionalità ricorrente. E' come ascoltare un pezzo di jazz; una serie di note che si accavallano e uno sviluppo lineare che si apre all'improvviso.
Come vedi il tuo futuro d'arte ?
Vorrei partire non più dalle emozioni, ma dai ragionamenti sull'esistenza e sul grosso mistero della vita. Sempre usando l'informale.
Cosa pensi della morte ?
Credo di portarmela dietro. Non mi spaventa o almeno non mi spaventa quanto il soffrire e quanto la malattia.
Con chi hai condiviso la tua produzione e con chi ti confronti ?
Con un amico di Piombino che vede sempre per primo i miei quadri. Non è un artista, ma frequenta e segue l'arte e quindi ha sufficiente distacco per potersi pronunciare.
Quale traccia vorresti lasciare di te come artista ?
Non ci penso e non ci tengo. Aldo Castellani era uno che ci ha creduto e ha fatto quello che gli piaceva fare.
Qual è la tua massima forma di narcisismo ?
Talora ipotizzo che qualcuno pensi che snobbo gli altri artisti.
Se qualcuno ti imputasse di rifare il già fatto ?
Non ho la pretesa di inventare l'informale. Ritengo però che sia ancora attuale, soprattutto se si intende come uno strumento da adoperare per esprimere le emozioni e la laboriosità continua dell'artista. Eppure recuperare ancora materiali urbani attualizza l'effetto visivo e la luce profonda che ne scaturisce. E' un omaggio alla cultura e alla cosiddetta civiltà urbana.
Un tuo sogno nel cassetto.
Mi sarebbe piaciuto diventare come Burri … e se devo essere sincero fino in fondo, come Piero della Francesca.
Cosa preferisci, l'apprezzamento dell'opera o la tua condizione d'artista?
Permettimi di preferire entrambe le cose. Ripensandoci, però, non rifiuterei un riconoscimento generale per la mia produzione.
Le tue opere figurative. Le ritieni una parentesi necessaria o occasionale ?
Le considero una necessità. Mi stavano strette già quando le facevo.
Allora ... perché continuavi ?
Era la paura di non essere capito e apprezzato. Avere anche il riconoscimento della vendita era necessario, ma continuavo a cercare la strada che oggi mi sento di aver compiutamente intrapreso.
Castellina Marittima, luglio 2010

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Vorrei che il tutto nascesse non più dalla natura ma dai percorsi esistenziali
Aldo Castellani
Ritagli di Luce.

Saggi di bellezza nascono dal continuum dell'essere. Titoli galleggiano tra punti sospensivi. Fendenti di luce strabordano dai brandelli di civiltà citata, che raccordano l'artista con la realtà vigente. Tranci di intimità si fondono in monocromie cangianti e multimateriche. Queste sono le declinazioni dell'opera artistica di Aldo Castellani da Castellina Marittima, che del più puro alabastro, la “pietra di luce”, è nobile figlio. Memorie d'affetti e di emozioni si riversano continuamente sulla superficie pittorica e vengono riportati in istantanea visione, dettata da solida memoria e da un sagace senso dell'osservazione. Lo stesso che si appuntò sul birillo che ostruiva la porta poi forzata dai nazisti quel giorno in cui Aldo bambino vide accompagnare ad esecuzione il compaesano Fulvio Giaconi. E in qualche maniera quel non perdere mai di vista il dettaglio si è perpetuato e trasferito nella produzione artistica di Castellani. Anche quando si è dedicato con lodevole e quasi logorante impegno a ritrarre la realtà così com'è, ma poi non così fedelmente... Nelle opere, per così dire figurative, voleva comunque sempre distinguere un alone soffuso e lontano, una moltiplicazione all'infinito di sfumature e giochi di luce, una manipolazione dell'etere pari a quella di certe serate nebbiose della Normandia. L'artista voleva comunque applicare alla lettera la lezione informale su un pretesto figurativo: trasferire direttamente dal cuore e dalla mente ogni emozione attraverso la pura gestualità. A ciò si aggiungeva la sfida della luce, per meglio dire il tentativo di ribadire sulla tela ogni minima gradazione e tonalità del colore (preferibilmente su superfici monocrome) e dei punti di luce. La continuità della ricerca tecnica ha confermato tale tendenza nelle opere dichiaratamente informali e materiche, che compongono il percorso espositivo all'interno dell'Ecomuseo dell'alabastro di Castellina Marittima. Oltre 30 esemplari a tecnica mista e di varie misure ripercorrono la parabola dell'anima a più sfaccettature e con reiterati esperimenti. Aldo Castellani è riuscito così a guidarci e a spiegarci i segreti meandri dell'animo artistico.

Ponsacco, luglio 2010
Roberto Russo






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