lunedì 21 giugno 2010

Il pensiero compiuto di David Fedi detto Zeb




Il pensiero compiuto di David Fedi detto Zeb




Leggendo le presentazioni dell'ultima mostra dedicata all'artista livornese David Fedi, in arte e nel sangue Zeb, mi sono accorto con piacere che i curatori della Libreria Roma di Pontedera hanno attinto e ricopiato a piene mani un mio testo del 2004, scritto in occasione di una mostra che la coop. Caesar Onlus, che rappresento, organizzò presso il Consiglio Regionale della Toscana e che dedicò ad una selezione degli artisti livornesi contemporanei.

In tale occasione scrissi di “fitti ritmi di linee verticali, strisce intercorrenti tra ampie campiture colorate in acrilico... omaggi a Modigliani e a Lichtenstein” e altre parole precisamente riportate dai curatori della mostra pontederese...

Ma a parte questo simpatico plagio, colgo l'occasione per ribadire la grandezza di forma e contenuto nell'opera pittorica di David Fedi, un artista meticoloso animato da una spietata autodisciplina ed inflessibile soprattutto con se stesso. I suoi quadri sono il risultato di un fenomeno straordinario: tanto grande era – ed è ancora, io credo - la sua inquieta ricerca dell'equilibrio interiore e tanto era percepibile da chiunque, come me, si fermasse a parlare con lui, che soltanto sulla superficie della tela riusciva a dominarsi e ad esprimere la compiutezza del suo pensiero. E' vero che ogni suo quadro non ha limite e tende a 'tracimare' al di là dello spazio pittorico, ma sempre in maniera misurata e articolata secondo spazi e forme omogenee e proporzionate. Nel tratto, nella linea così assolutamente precisa, stechiometrica (secondo un aggettivo che adattai esclusivamente a lui e che David ripeteva con assoluto compiacimento ogni volta che ci incontravamo), c'è un apparente immobilismo, che l'artista riesce a stravolgere con la sua lente distorsiva, che produce l'allungamento e lo stiramento di immagini e di visioni. La lezione del maestro (nell'arte e nella vita di David) Vitaliano De Angelis è evidente: basti ricordare le polite e classiche sculture del grande livornese per ritrovarne la lezione assolute nelle opere di Fedi. Un solo sfogo a questo vulcano di idee era concesso ed era quello della 'street art' delle scritte, fatta di frasi ad effetto e di irruenze improvvise, dense del salace umore labronico e di un sardonico senso della vita.



Critico d'arte
Roberto Russo

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