Il pensiero compiuto di David Fedi detto Zeb
Leggendo le presentazioni dell'ultima mostra dedicata all'artista livornese David Fedi, in arte e nel sangue Zeb, mi sono accorto con piacere che i curatori della Libreria Roma di Pontedera hanno attinto e ricopiato a piene mani un mio testo del 2004, scritto in occasione di una mostra che la coop. Caesar Onlus, che rappresento, organizzò presso il Consiglio Regionale della Toscana e che dedicò ad una selezione degli artisti livornesi contemporanei.
In tale occasione scrissi di “fitti ritmi di linee verticali, strisce intercorrenti tra ampie campiture colorate in acrilico... omaggi a Modigliani e a Lichtenstein” e altre parole precisamente riportate dai curatori della mostra pontederese...
Ma a parte questo simpatico plagio, colgo l'occasione per ribadire la grandezza di forma e contenuto nell'opera pittorica di David Fedi, un artista meticoloso animato da una spietata autodisciplina ed inflessibile soprattutto con se stesso. I suoi quadri sono il risultato di un fenomeno straordinario: tanto grande era – ed è ancora, io credo - la sua inquieta ricerca dell'equilibrio interiore e tanto era percepibile da chiunque, come me, si fermasse a parlare con lui, che soltanto sulla superficie della tela riusciva a dominarsi e ad esprimere la compiutezza del suo pensiero. E' vero che ogni suo quadro non ha limite e tende a 'tracimare' al di là dello spazio pittorico, ma sempre in maniera misurata e articolata secondo spazi e forme omogenee e proporzionate. Nel tratto, nella linea così assolutamente precisa, stechiometrica (secondo un aggettivo che adattai esclusivamente a lui e che David ripeteva con assoluto compiacimento ogni volta che ci incontravamo), c'è un apparente immobilismo, che l'artista riesce a stravolgere con la sua lente distorsiva, che produce l'allungamento e lo stiramento di immagini e di visioni. La lezione del maestro (nell'arte e nella vita di David) Vitaliano De Angelis è evidente: basti ricordare le polite e classiche sculture del grande livornese per ritrovarne la lezione assolute nelle opere di Fedi. Un solo sfogo a questo vulcano di idee era concesso ed era quello della 'street art' delle scritte, fatta di frasi ad effetto e di irruenze improvvise, dense del salace umore labronico e di un sardonico senso della vita.
Critico d'arte
Roberto Russo
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